Owambo, himba, herero, damara, nama, san… Le etnie della Namibia sono tante, tutte caratterizzate da lingue, riti e abiti unici. Un viaggio in questa terra è un viaggio nell’incredibile varietà della sua popolazione.
La popolazione della Namibia
La Namibia è un Paese dell’Africa meridionale che ha una superficie di 800.000 km2 e una popolazione complessiva di 2,7 milioni di abitanti. Nonostante sia una delle nazioni meno densamente popolate al mondo (2,5 abitanti per km2), i suoi gruppi etnici sono numerosi, tutti caratterizzati da tradizioni tramandate di generazione in generazione.
Le popolazioni namibiane seguono ognuna uno stile di vita proprio, indossano capi di abbigliamento che nascondono misteriose simbologie, tengono in vita lingue ormai parlati da pochi, tramandano abilità artigiane e sistemi economici antichi di secoli. Costituiscono un patrimonio straordinario, che merita di essere protetto e valorizzato.
Un viaggio nella Namibia non è completo senza una comprensione approfondita delle sue genti, delle loro storie e delle sfide che affrontano nel mondo moderno. Attraverso questo articolo, cercheremo di gettare luce su una nazione che è molto di più di paesaggi mozzafiato e parchi nazionali, ma piuttosto un melting pot di culture che contribuiscono a definire l’identità unica di questo affascinante Paese africano.
Esploreremo quindi le popolazioni della Namibia, immergendoci nella storia delle tribù indigene che hanno plasmato il Paese e nella vita moderna di una nazione che ha affrontato sfide e cambiamenti significativi nel corso del tempo. Dalla vibrante cultura degli Herero e degli Himba, alla presenza delle comunità San, custodi di antiche conoscenze sulla natura, alla convivenza delle influenze coloniali tedesche e sudafricane, scopriremo la ricchezza di questa terra attraverso gli occhi delle sue popolazioni.
Se stai pensando di visitare questa magnifica terra, qui puoi scoprire le principali caratteristiche delle etnie namibiane.
Le principali etnie in Namibia
I gruppi etnici namibiani sono molti, tutti estremamente differenziati gli uni dagli altri. Ecco i principali:
- Owambo
- Himba
- Herero
- Damara
- Nama
- San
- Kavango
Vediamo nello specifico le caratteristiche di ogni popolo.
Owambo
Circa metà della popolazione namibiana appartiene a questo gruppo etnico, ben rappresentato anche in parlamento. Gli owambo si concentrano perlopiù nella zona settentrionale della Namibia. Sono principalmente agricoltori e allevatori stanziali, ma si dedicano anche alla caccia, alla raccolta e alla pesca, seppur con minor dedizione. Sono inoltre abili artigiani, specializzati nell’intaglio del legno con cui producono sculture di animali e volti umani.
La società degli owambo sta vivendo un periodo di forti trasformazioni: se in origine era matriarcale, oggi riconosce al maschio una posizione di potere; in passato, inoltre, era Kalunga l’essere supremo a cui si dedicavano intorno a un fuoco sacro riti e cerimoniali, oggi la religione maggiormente diffusa è il cristianesimo.
Himba
Gli himba sono probabilmente il gruppo etnico più conosciuto della Namibia: la tintura rossa che si spalmano sulla pelle e sui capelli – un ottimo repellente per gli insetti e protezione solare – ne è un chiaro segno distintivo. Non tutti però sanno che le diverse acconciature che ornano i loro capi nascondono significati specifici: le bambine portano due trecce cucite che cadono in avanti sul viso, le ragazze in età fertile usano raccogliere i capelli in una cascata di treccine, le donne sposate fermano una parte di capelli in una crocchia e vi applicano un impasto di ocra e burro. Anche gli uomini seguono un codice particolare: chi è sposato indossa un copricapo scuro mentre gli scapoli e i bambini si rasano lasciando crescere un unico ciuffo.
L’abbigliamento è un altro tratto distintivo degli himba: indossano gonne di pelle e lasciano il petto scoperto, ornandolo con monili fatti di cuoio, metallo e conchiglie, materiali con cui realizzano anche bracciali, cavigliere e sandali.
A differenza degli herero, con cui hanno un forte legame, sono fieri custodi della tradizione. Oltre all’abbigliamento, ad esempio, continuano a costruire le loro capanne con sterpaglia, fango e sterco di mucca e a seguire uno stile di vita seminomade basato sulla pastorizia.
Presso la società himba sono le donne a svolgere la maggior parte dei lavori e delle faccende domestiche: raccolgono legna da ardere, portano l’acqua al villaggio, si occupano della manutenzione delle capanne, mungono il bestiame, confezionano gli abiti per la comunità, accudiscono i bambini, cucinano… Gli uomini, invece, si occupano perlopiù del bestiame che, come il fuoco sacro, è venerato in quanto rappresenta un legame con il mondo dei morti e degli antenati.
Gli himba sono poligami e le mogli sono spesso scelte tra le bambine e le ragazze della comunità. Tuttavia, se un maschio entra ufficialmente nell’età adulta al momento del matrimonio, una femmina è considerata donna solo dopo aver dato alla luce un figlio.
Nonostante popolino alcune regioni del nord-ovest particolarmente inospitali – motivo per cui sono costretti a stringere solide alleanze tribali per garantirsi la sopravvivenza – hanno una vita sociale relativamente ricca e non è raro vederli nei supermercati di alcuni centri urbani o interagire con membri di altre etnie.
Herero
Uno dei tratti distintivi della popolazione herero è senza dubbio l’abbigliamento, influenzato dai missionari tedeschi di epoca vittoriana. Durante la guerra del 1904-1907, infatti, i guerrieri rubavano le divise dei soldati occidentali credendo di ricevere così le loro doti da combattenti; ancora oggi gli uomini sono soliti portare capi d’abbigliamento in stile militare per onorare gli antenati caduti durante il conflitto.
Le donne, invece, indossano ampie gonne lunghe fino ai piedi, supportate da una serie di sottane, e camicie con sbuffi voluminosi all’altezza delle spalle o maniche arricciate ai polsi. Nonostante le stoffe colorate e fantasiose dei loro abiti, il pezzo più originale è senza dubbio il copricapo, con due punte orizzontali che simulano i corni delle mucche che avrebbero sostenuto la popolazione herero durante gli scontri con i tedeschi.
In società il simbolo di ricchezza per eccellenza è il bestiame, sacrificato solo nei riti religiosi o in occasione dei matrimoni. L’allevamento dei bovini, in particolare, è una delle attività principali di cui si occupano gli uomini a differenza delle donne impegnate nella mungitura e nella preparazione del latte acido, nelle faccende domestiche e nell’educazione dei bambini.
La storia degli herero è segnata da numerosi conflitti responsabili della loro decimazione. Vissero come pastori seminomadi fino all’arrivo degli europei e ai sanguinosi scontri con i nama che costrinsero molti superstiti a emigrare in Botswana. Oggi sono sparsi in diverse regioni del paese, ma la maggior concentrazione è nella regione centro-settentrionale della Namibia
Damara
I damara furono tra i primi popoli a migrare in Namibia. Prima del 1870 occupavano la parte centrale del Paese, ma furono poi costretti dagli herero e dai nama che invasero le loro terre ad appoggiare i tedeschi in cambio di un territorio in cui vivere.
In origine erano pastori seminomadi che praticavano anche l’estrazione mineraria e la lavorazione di metalli, ma durante il periodo coloniale divennero più sedentari e iniziarono a praticare l’allevamento e l’agricoltura. Oggi vivono perlopiù in gruppi famigliari nel Damaraland, oppure nella regione di Erongo o nella capitale Windhoek, lavorando nelle aree urbane e nelle fattorie europee.
Come gli herero, anche i damara sono facilmente riconoscibili dai loro abiti: i colori tradizionali sono il bianco, simbolo di pace e l’unità tra tutte le persone che parlano il damara, il verde e il blu, che identificano diversi sottogruppi.
Un’altra caratteristica che li contraddistingue è il complesso rito di iniziazione che permette il passaggio dall’età bambina a quella adolescenziale e infine a quella adulta: dopo due complessi rituali di caccia, gli uomini sono accettati e considerati dagli anziani del clan.
Nama
I nama sono una delle più antiche popolazioni della Namibia. Dopo le sanguinose battaglie con herero e coloni tedeschi, si stanziarono principalmente nella parte centrale del Paese.
Sono conosciuti soprattutto per le musiche tradizionali, i racconti popolari, i proverbi, le favole, le poesie e le lodi in versi, tramandate da generazioni. Le donne sono abili sarte che confezionano lenzuola ricamate, vestiti a patchwork, coperte e tovaglie con scene di vita rurale. Realizzano anche gioielli, vasi in terracotta e strumenti musicali.
I nama sono conosciuti in Namibia per i cerimoniali legati alla preparazione del matrimonio, che può durare anche più di un anno. L’uomo deve ricevere il consenso della sua famiglia prima di recarsi a casa della futura sposa dove viene interrogato per verificare il suo effettivo interesse: deve dimostrare di conoscerla alla perfezione per ricevere l’approvazione della famiglia di lei. Lo stesso rito si svolge poi al contrario, a casa dello sposo.
Il fidanzamento si ufficializza sacrificando alcuni capi di bestiame, portando ai genitori dei futuri coniugi zucchero e farina, simbolo di prosperità, ed esponendo una bandiera bianca. La celebrazione avviene in chiesa e i festeggiamenti si protraggono per giorni. Un’ultima particolarità? La coppia non può dormire unita la prima notte di matrimonio.
San
Secondo gli antropologi i san, conosciuti anche come boscimani, sono i “genitori” dell’intero genere umano. Alcuni reperti antichi di 20.000 anni testimoniano infatti la loro presenza in Namibia da tempi immemori. Sono un popolo estremamente pacifico la cui società non è regolata da alcuna struttura gerarchica. Sebbene gli anziani abbiano una certa influenza, infatti, l’organizzazione della vita quotidiana della comunità è ugualitaria.
Per garantire la sopravvivenza anche in luoghi particolarmente ostili, gli uomini sono specializzati nella caccia con arco e frecce avvelenate (non a caso sono conosciuti con il soprannome di “uomini scorpione”), mentre le donne si dedicano alla raccolta di bacche, radici e piccoli frutti.
L’etnia san è conosciuta soprattutto per la creatività: amano la pittura, la musica, la danza in gruppo, cimentarsi nell’arte mimica, raccontare favole e storie d’amore.
Kavango
Dopo la guerra civile angolana, molti kavango sono migrati come profughi in Namibia e ancora oggi popolano il nord del paese. Si distinguono per l’abilità con cui intagliano il legno realizzando maschere, vassoi e animali, oltre a originali automobili ed elicotteri. Sono divisi in cinque sottogruppi di cui solo due hanno condividono il dialetto, i riti e i costumi. Ogni tribù ha un capo e l’organizzazione è matriarcale. Vivono di pesca, agricoltura e pastorizia.
Gli altri gruppi etnici che costituiscono la popolazione della Namibia
La varietà etnica delle popolazioni della Namibia non si esaurisce qui: ci sono i caprivian che vivono sulle sponde del fiume zambesi, i topnaar, uno dei gruppi più emarginati del paese, i coloureds, nati da afrikaans e tedeschi sposati con donne herero e damara, i basters, anch’essi discendenti da coppie miste (olandesi e nama), gli afrikaners, una comunità formata dai tedeschi discendenti dei coloni e dai portoghesi fuggiti dalla guerra civile angolana, e gli tswana, il più piccolo gruppo etnico della Namibia imparentato con i batswana del Botswana. Insomma, la Namibia è davvero uno dei più complessi mosaici di etnie al mondo, dove ogni tassello manifesta la sua unicità.
Quale lingua si parla in Namibia
La diversità etnica namibiana fa sì che nel Paese si parlino molte lingue. La più diffusa è l’inglese, lingua ufficiale utilizzata per scopi ufficiali e nell’istruzione, ma le lingue indigene sono ampiamente diffuse tra le varie popolazioni. Vediamole insieme:
- Oshiherero: è parlata principalmente dalla popolazione herero ed è una delle lingue indigene più importanti del Paese.
- Oshiwambo: questa è una famiglia di lingue parlate dalle tribù owambo, che costituiscono una parte significativa della popolazione namibiana. Alcuni dialetti noti includono l’oshikwanyama e l’oshindonga.
- Nama: anche questa è una lingua molto diffusa; è parlata dai nama, il gruppo etnico del Sud della Namibia.
- Damara: è parlata dalla popolazione damara, principalmente nella regione centrale della Namibia.
- Afrikaans: ereditato dal periodo coloniale, l’afrikaans è ancora parlato da alcune comunità bianche e miste.
- Khoekhoe: questa lingua è parlata da alcune comunità dei nama e dei san (che parlano anche il san/bushman).
- Tedim Chin: parlando delle lingue meno comuni, a Windhoek, la capitale, c’è anche una comunità di rifugiati birmani che parlano il Tedim Chin.
Insomma, la diversità linguistica in Namibia è una testimonianza della sua storia culturale e etnica complessa, con molte di queste lingue che rappresentano le varie comunità indigene del Paese.
Un modo inedito di conoscere la Namibia
Un viaggio in Namibia non può esulare dal contatto con la popolazione locale, custode di un patrimonio immateriale che merita di essere esplorato. Per conoscere un paese, e non semplicemente visitarlo, il contatto con la gente del posto è fondamentale: favorisce una full immersion autentica, lo scambio e il cambio di prospettiva, oltre all’avvicinamento a stili di vita completamente diversi da quelli a cui siamo abituati.
Il modo migliore per farlo è scegliere il turismo responsabile, un’ottima soluzione per chi desidera uscire dai sentieri più battuti e percorrere nuove strade: un viaggio solidale o un volontariato in Africa, magari anche dedicato alla fauna locale, è un’esperienza fuori dal comune che merita di essere vissuta.
Cover photo by jean wimmerlin on Unsplash