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L’anno scolastico all’estero mette davanti a tante sfide: il culture shock è una di quelle. Trovarti di fronte a una cultura totalmente distante da te può avere un impatto molto forte sulla tua capacità di adattamento.

Lo shock culturale, però, è un’esperienza molto personale, che cambia da individuo a individuo e può variare per durata e intensità.

Non è detto che tu ti renda conto di viverne uno, ma se hai bisogno di ricevere conforto e capire meglio alcune delle sensazioni che stai attraversando, in queste righe puoi trovare una bussola per orientarti.

Cos’è lo shock culturale: un passaggio normale

Sentirsi spaesati nelle prime settimane di un’esperienza all’estero  – soprattutto se di lunga durata – è del tutto normale. Quella strana sensazione di ansia mista a confusione ha un nome: culture shock. Si parla di “shock” proprio perché si tratta di una reazione emotiva intensa, che nasce dallo scontro – o meglio, dall’incontro – con una cultura diversa, capace di mettere in discussione abitudini e certezze.

Questo fenomeno nasce principalmente dalla perdita dei propri punti di riferimento: non solo quelli fisici – le strade che si conosce a memoria, i volti familiari, le consuetudini quotidiane – ma anche quelli culturali e simbolici. Vivere in un altro Paese significa confrontarsi con stili di vita, valori e tradizioni che inizialmente possono sembrare lontani, ma che con il tempo diventano parte della tua nuova quotidianità.

Quando nasce l’espressione culture shock?

Il termine culture shock è stato coniato nel 1951 dall’antropologa statunitense Cora Du Bois, che cercava di descrivere il disorientamento provato dagli antropologi stessi quando si trovavano immersi in società profondamente differenti dalla propria.

giovane adolescente appena arrivato all'estero per studiare che viene preso da shock culturale

Quali sono le fasi dello shock culturale?

Chi parte per un trimestre, un semestre o un intero anno scolastico all’estero compie un grande passo: lascia la propria comfort zone per tuffarsi in una nuova realtà. Le prime settimane sono spesso un concentrato di emozioni contrastanti: alla stanchezza del viaggio e al cambio di fuso si sommano abitudini diverse, nuovi ritmi familiari, un cibo insolito e la necessità di esprimersi in un’altra lingua.

Conoscere i meccanismi che regolano questi sbalzi emotivi aiuta a vivere con maggiore consapevolezza ogni fase dell’esperienza e ad affrontare con serenità anche i momenti più complessi. Il grafico qui sotto mostra l’andamento tipico delle emozioni che uno studente può provare durante il proprio soggiorno all’estero.

Culturale shock, schema delle fasi dell’adattamento durante un anno all'estero

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La partenza e i primi giorni all’estero

All’inizio, ogni cosa è una scoperta: tutto incuriosisce, stimola e affascina. La voglia di esplorare e di stringere nuove amicizie prevale sulla fatica del viaggio. Tuttavia, la quantità di stimoli può essere travolgente: è normale sentirsi eccitati e, allo stesso tempo, spaesati.

02

Shock culturale

Dopo l’entusiasmo iniziale, può arrivare la fase più faticosa. L’adattamento ai nuovi ritmi, al cibo, alla lingua e alle abitudini della famiglia ospitante richiede tempo e pazienza. È in questo momento che può affiorare la nostalgia di casa e la sensazione di non appartenere al nuovo contesto. Per reagire, è utile mantenersi attivi e non isolarsi: parlare con la famiglia ospitante, i compagni o il referente locale, e concentrarsi sulle piccole cose positive della giornata.

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Adattamento superficiale

Con il passare dei giorni o delle settimane, le difficoltà si attenuano. Si creano nuove routine, si fanno amicizie, la lingua diventa più familiare e ci si sente sempre più a proprio agio. È la fase in cui l’ambiente inizia a sembrare meno estraneo e cresce la fiducia nelle proprie capacità.

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Frustrazione

Una volta superata l’euforia iniziale, può subentrare un periodo di stanchezza o monotonia. Le novità perdono la loro forza e può riaffacciarsi la mancanza di casa, soprattutto durante momenti simbolici come le feste. È importante accogliere anche questi stati d’animo: fanno parte dell’esperienza e aiutano a costruire una nuova consapevolezza. Limitare i contatti con l’Italia e dedicarsi alla vita quotidiana nel Paese ospitante può facilitare il superamento di questa fase.

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Adattamento reale

Riacquistata la fiducia, tutto assume una luce diversa. Le relazioni diventano autentiche, la scuola e le attività quotidiane trovano un nuovo equilibrio e si inizia a percepire il Paese ospitante come una seconda casa. È la fase in cui si comprende davvero quanto l’esperienza all’estero sia un’opportunità unica di crescita personale e culturale.

Siate sempre positivi e solari. Nessuno vuole conoscere e frequentare una persona chiusa e scontrosa, quindi evitate di esserlo. Siate aperti a ogni attività che vi propongono: è un’occasione per conoscere nuove persone. Fate sport, la squadra diventerà la vostra seconda famiglia!”

Francesco, semestre negli USA

Non scoraggiatevi se nessuno vi cerca o se dopo un po’ non siete più al centro dell’attenzione; non siate timidi: cercate un gruppo che vi sembra simpatico e presentatevi... Quando ho chiesto a qualcuno di sedermi con lui non mi ha mai mandata via.”

Valeria, anno scolastico negli USA

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Agitazione per il ritorno

Quando la data del rientro si avvicina, può riaffiorare un misto di emozioni contrastanti. Dopo mesi trascorsi a costruire la tua quotidianità in un nuovo Paese, hai trovato il tuo equilibrio: conosci le persone, ti senti parte di una comunità, hai creato un tuo spazio. L’idea di lasciare tutto questo può generare inquietudine o malinconia. È del tutto normale. In questa fase ci si rende conto di quanto si sia cresciuti, di quanto si sia imparato e di come, pur desiderando rivedere la famiglia e gli amici, una parte di sé resti legata al luogo che si sta per salutare.

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Shock culturale inverso

Una volta tornato in Italia, potresti provare una nuova forma di disorientamento: il cosiddetto shock culturale inverso. Dopo esserti abituato a una realtà diversa, può sembrare strano riadattarsi alle vecchie abitudini. Ciò che prima sembrava normale ora può apparire distante, e ti accorgi che non sei più la stessa persona.

Shock culturale inverso da Nord a Sud Italia

Una sensazioni simile può essere vissuta anche da tanti italiani che, partiti dal Sud Italia, dopo avere trascorso tanti anni al Nord tornano “a casa”, ma non riescono più a sentirla tale, in quanto si rendono conto delle debolezze e dei veri motivi per cui l’hanno lasciata.

08

Risoluzione

Col tempo, l’adattamento alla vita in Italia si stabilizza. Ritrovi i tuoi ritmi e le tue abitudini, ma porti con te uno sguardo nuovo. L’esperienza all’estero diventa una parte fondamentale di te: ti ha reso più aperto, curioso e capace di affrontare il futuro con autonomia e fiducia. Hai imparato che la diversità arricchisce, che si può ricominciare ovunque e che il mondo è molto più vicino di quanto sembri.

senso di isolamento tra adolescenti che vivono lo shock culturale all'estero

Studenti e crisi culturale: perché succede anche se “va tutto bene” 

Trasferirsi in una nuova casa, iniziare a frequentare un’altra scuola, imparare (bene) una lingua diversa dalla tua, provare a farti nuovi amici: sembrano un elenco di attività banali che però, messe insieme, diventano un concentrato di paure e inibizioni.

Lo shock culturale è un’esperienza comune e non stupisce che colpisca un po’ tutti e tutte. La mente deve adattarsi a una realtà che non conosce e si trova in un territorio distante anni luce dalla propria zona di comfort.

Succede anche se si ha un atteggiamento positivo nei confronti delle sfide. Perché adattarsi a una società con regole e comportamenti sociali e culturali differenti non può non lasciare indifferenti. Se ciò accadesse, si perderebbe la differenza tra esseri umani e macchine.

giovane ragazza che sperimenta lo shock culturale all'estero

Come si manifesta il culture shock nei ragazzi: gli esempi più significativi

Il culture shock può manifestarsi in modi e forme differenti, e non sempre risulta immediato riuscire a dargli un nome, specie se è la prima volta che si va via di casa e ci si allontana dal luogo in cui si è cresciuti.

Per aiutarti a capire se stai reagendo in un certo modo a causa del culture shock, possiamo farti qualche esempio concreto:

  • per buona parte del tempo provi stanchezza, anche se, di fatto, hai fatto poco nel corso della giornata. Si tratta probabilmente di affaticamento emotivo;
  • l’insicurezza e la confusione che sperimenti possono portare a una maggiore chiusura. Autoisolarti diventa il mezzo per affrontare il trambusto iniziale;
  • tra i sentimenti più comuni c’è la nostalgia di casa, soprattutto verso le persone care: è il motivo per cui, all’inizio, si tende a cercare la compagnia di altri italiani, con cui condividere lingua e abitudini familiari. È un bisogno naturale, soprattutto quando si vivono legami importanti a distanza;
  • le paure maturate nei primi momenti dell’anno all’estero possono anche evolvere in atteggiamenti ostili verso gli altri, quindi in una maggiore irritabilità. Ci si arrabbia e si reagisce male anche per un nonnulla, specialmente durante la fase della crisi citata in precedenza.

Perché non è sempre facile riconoscere il culture shock

Imparare ad ascoltarsi e, dunque, a capirsi è difficile a qualunque età. Forse lo è ancor di più nel corso dell’adolescenza e della prima età adulta, dove si tende spesso a minimizzare ciò che si prova.

Chi non è abituato a parlare di sé, poi, per motivazioni personali (il carattere) o familiari (in famiglia non ti hanno mai chiesto veramente come stai) potrebbe fare più fatica a capire di essere entrato nel “girone” del culture shock.

Come cambia lo shock culturale in base all’età e al carattere?

Fermo restando che non esistono reazioni uguali per tutti, il modo in cui vivi il culture shock dipende molto dalla propria personalità e dalla capacità di adattamento.

Se si tende a essere più riservato, si potrebbe provare una certa diffidenza verso le nuove figure di riferimento – come gli insegnanti, le istituzioni scolastiche o la famiglia ospitante. La timidezza, unita alle difficoltà linguistiche, può creare una sorta di barriera che rende più difficile aprirsi e stringere nuovi legami.

Al contrario, le persone estroverse e abituate ad affrontare situazioni nuove con curiosità e sicurezza potrebbero non avere problemi a comunicare, ma vivere comunque le differenze culturali come piccoli scontri quotidiani o momenti di frustrazione.

Anche i dettagli più banali possono amplificare il senso di spaesamento: un modo diverso di cuocere la pasta, l’assenza delle tende alle finestre, un semaforo con due luci invece di tre… o, naturalmente, la scoperta che in molti Paesi il bidet non esiste affatto.

giovane ragazza appena arriva in un Paese straniero inizia a provare lo shock culturale

Come superare lo shock culturale: 5 strategie che funzionano

Le difficoltà di adattamento all’estero durante un anno di studio possono essere non solo affrontate, ma anche superate. Basta trovare la chiave giusta e, soprattutto, non forzare le cose. Ognuno di noi ha bisogno del suo tempo per accogliere e metabolizzare le differenze, che siano culinarie, architettoniche, sociali. Ecco allora 5 consigli che permettono di superare il culture shock.

1. Accettare che fa parte del percorso

Prima ancora di partire per il tuo anno all’estero, metti in valigia questa consapevolezza: le difficoltà che incontrerai durante il tuo percorso – culture shock compreso – fanno parte del pacchetto. Non sarai l’eccezione, ma la regola.  Un consiglio? Prima di partire, leggi o ascolta i racconti di chi ha affrontato la stessa esperienza prima di te. Le loro storie possono essere di grande aiuto e ispirazione.

2. Trovare piccole abitudini rassicuranti

Un ottimo modo per rendere familiare il luogo in cui ti trovi è creare delle routine. Per esempio, inizia a frequentare luoghi che ti piacciono – il parco vicino casa, la piscina, lo skate park. Sarà il primo passo per arrivare, più velocemente, al punto tre: fare amicizia.

3. Costruire nuovi legami piano piano

Per vivere al meglio il tuo anno all’estero, va certamente bene tenere i contatti con amici e parenti a distanza. Ma quello che ti serve ancor di più è conoscere persone nuove e farle diventare parte della tua cerchia quotidiana. Non avere paura di chiacchiere con chi non conosci, anche se non parli ancora bene la lingua. Provaci ugualmente e sii te stesso. Il resto verrà da sé.

4. Parlare con la famiglia ospitante o il referente

La tua famiglia ospitante deve essere un luogo in cui ti senti al sicuro. Il o la referente, una persona fidata con la quale sfogarsi. Queste figure sono la base da cui partire per rendere l’esperienza all’estero più fluida e superare facilmente le difficoltà iniziali. Confidati con loro e trova il sostegno di cui hai bisogno.

5. Ricordarsi perché si è partiti

Per superare le incertezze iniziali e i dubbi che ti portano a chiederti come comportarti ogni giorno, concentrati sui motivi che ti hanno spinto a partire. Trovare la tua autonomia, renderti più indipendente dalla famiglia, imparare una nuova lingua, al punto da non dover più guardare un film doppiato o sottotitolato. Ricordare le motivazioni della partenza, può essere un grande incentivo per restare e godersi ogni istante, scacciando ogni timore.

fare amicizia per superare lo shock culturale all'estero

Accompagnare i figli e le figlie nell’adattamento culturale: consigli per i genitori

Quando un figlio parte per un’esperienza all’estero, è normale che un genitore provi un po’ di apprensione, soprattutto nelle prime settimane. Si vorrebbe essere d’aiuto in ogni momento, ma la distanza rende tutto più complesso. Eppure, anche da lontano, il rapporto genitori-figli evolve e ci sono modi efficaci per accompagnarlo nel suo percorso di adattamento.

È importante ricordare che l’inserimento in una nuova cultura richiede tempo: è raro che tutto fili liscio fin da subito. Meglio evitare allarmismi o preoccupazioni eccessive e mantenere un atteggiamento sereno, propositivo e di fiducia. Essere presenti sì, ma senza diventare invadenti: è questo l’equilibrio giusto per essere davvero di aiuto.

Sarebbe utile:

  • non drammatizzare ogni problema evidenziato: va certo non bisogna minimizzare ciò che succede ai propri figli, ma la strada migliore è sempre una via di mezzo, in cui si cerca di far vedere il bicchiere mezzo pieno (l’esperienza di vita serve anche a questo);
  • dall’altro lato, farsi sentire non significa dover sapere tutto. Serve dare importanza all’ascolto, quindi assecondare i tempi dei propri figli e delle proprie figlie senza star loro addosso con messaggi e chiamate a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Col passare dei giorni, le difficoltà iniziali si attenuano e tutto trova un nuovo equilibrio. Anche i genitori possono allora tirare un sospiro di sollievo, sapendo di aver accompagnato con fiducia un percorso di crescita autentico.

Quando poi arriva il momento del rientro, anche per la famiglia inizia una fase di assestamento: ritrovano un figlio o una figlia diversi, più indipendenti e consapevoli. In questo momento servono pazienza, fiducia e ascolto, ma anche la consapevolezza che il cambiamento è un segno positivo, frutto dell’esperienza vissuta. Con il tempo, la distanza lascia spazio alla condivisione.

Quando lo shock culturale diventa crescita emotiva

Il culture shock può essere il punto di partenza verso il cambiamento, un cambiamento che parte da dentro e che ti permette di superare gli ostacoli in un modo che non avevi nemmeno immaginato.

L’anno all’estero può portarti a scoprire:

  • la tua resilienza e la capacità di metterti alla prova, con caparbietà, nonostante la distanza da casa e le avversità;
  • come gestire emozioni complicate, quali la frustrazione, la solitudine e il rifiuto, e renderti conto della tua forza interiore;
  • qualità che non sapevi neanche di possedere, come l’empatia e la flessibilità al cambiamento.

Il culture shock vissuto durante l’anno scolastico all’estero ti potrà servire, anche, a trovare il tuo posto nel mondo, a credere di più in te, a coltivare la tua autostima, raggiungendo un traguardo importantissimo: diventare più grande. Non tanto perché avrai un anno in più, ma perché quello che avrai affrontato avrà contribuito, positivamente, alla tua crescita emotiva.

Maria Saia

Author Maria Saia

Web Copywriter, empatica e creativa. Scrivo per il web da più di 10 anni. Vivo con le cuffie addosso e mi muovo solo in bici. Amo i posti freddi, come le mie mani quando battono sui tasti.

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