Il ricordo della propria famiglia ospitante spesso è qualcosa che un exchange student si porta nel cuore anche dopo il suo rientro in Italia, ma c’è anche chi ha fatto in modo che il rapporto rimanesse saldo nel tempo e continuasse a migliorare, come è successo a Nicole. Ecco come!
Ciao Nicole! Cosa puoi dirci di te?
Ciao! Sono Nicole Zerpelloni e ho frequentato un anno scolastico in USA, precisamente in Florida, dove ho frequentato una high school americana vivendo con una famiglia del posto. Un’esperienza che ha cambiato per sempre la mia vita!
So che sei riuscita a stringere un forte legame con la tua famiglia ospitante. Come è nato questo rapporto?
In realtà questa non è stata la mia famiglia ospitante fin da subito, la prima l’ho dovuta cambiare dopo tre mesi per via di un problema di salute di un suo membro. Tramite la mia migliore amica americana ho conosciuto la mia nuova host family, composta da Andrea e Big Nick, la mamma e il papà, e i due fratellini Nicky e Milana, più piccoli di me. Dal momento che li ho conosciuti ho capito subito che sarebbero stati quelli giusti, persone gentili e cordiali che mi sarei portata per sempre nel cuore. Sono riusciti a trattarmi fin da subito come una figlia e una sorella vera e propria, un rapporto che non è cambiato neanche ad anni di distanza.
C’è qualcosa di particolare che vi ha aiutato ad entrare in sintonia?
In particolare direi la danza. La mia host mom la insegna in una scuola, i suoi figli sono ballerini e un tempo lo ero anch’io, quindi passavamo il tempo libero ballando e stringendo così sempre di più il nostro legame. Inoltre, dato che Nicky e Milana frequentavano rispettivamente la scuola media ed elementare, passavo le serate aiutandoli nei compiti e loro in cambio correggevano i miei errori di pronuncia, un supporto reciproco che ha consolidato il nostro rapporto nonostante la differenza d’età.
In generale, ho apprezzato molto che mi facessero provare cose nuove e che mai avrei immaginato di fare prima. Grazie a loro ho sperimentato diversi tipi di cucina che altrimenti non avrei preso in considerazione, visitato nuovi posti in giro per gli Stati Uniti e, in generale, fatto esperienze completamente diverse da quelle a cui ero abituata. Questo mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto uscire dalla mia comfort zone.
Come hai vissuto questo “salto” fuori dai tuoi confini?
All’inizio può spaventare, perché si è sempre un po’ timorosi di quello che non si conosce, ma basta non farci troppo caso e buttarcisi per capire quanto si può ottenere facendolo. Inoltre, ti basta ricordare che hai sempre qualcuno accanto e questo ti darà la forza per superare qualsiasi difficoltà.
È difficile spiegare il rapporto che si crea con una famiglia ospitante, perché diverso da qualsiasi altro legame a cui siamo abituati. Ora che sei tornata, cosa rappresenta per te avere una seconda famiglia in un altro Paese?
Una volta partiti per questa esperienza, la famiglia ospitante diventa una famiglia a tutti gli effetti. Ora che sono tornata, avere una seconda famiglia significa avere persone che anche a migliaia di chilometri di distanza continuano ad essere presenti e mi affiancano in ogni mia scelta. Nessuno sostituirà la mia famiglia italiana, ma sapere di poter parlare e confrontarmi anche con loro quando qualcosa va storto mi rende felice.
Adesso, ogni quanto vi mettete in contatto?
Attraverso i social, scambio messaggi e foto con mio fratello e mia sorella americani tutti i giorni, mentre aggiorno la mia host mom almeno una volta a settimana per raccontarle come va la mia vita. E ovviamente, una volta ogni due settimana, c’è la nostra videochiamata di rito. Inoltre, per i compleanni, Natale e Pasqua è diventata ormai tradizione inviarci pacchi contenenti regali per tutti!
So anche che hai avuto modo di incontrare nuovamente la tua famiglia ospitante. Puoi parlarmi di questi incontri?
Sì, dal mio ritorno li ho visti ben tre volte! La prima volta sono tornata io in Florida, ed è stato emozionante vedere come mio fratello, prima più basso di me, fosse diventato più alto di due spanne! In seguito sono stati loro a venire in visita qui in Italia, così da conoscere la mia famiglia italiana al di fuori dello schermo di un PC. È stata l’esperienza più bella della mia vita: quando le persone mi chiedono “Quanto eri contenta?”, la mia risposta è “Pensa all’infinito, e ci sei quasi”. Per la terza occasione abbiamo deciso di incontrarci a metà strada, e abbiamo passato due giorni a Parigi e due a Londra tutti insieme.
Prevedi già nuove occasioni in futuro per incontrarti con la tua famiglia ospitante?
Certo! Loro sono rimasti così entusiasti della mia famiglia italiana che ci hanno invitato tutti quanti come ospiti in Florida per il Natale. E poi, io e mio fratello americano vorremmo fare un viaggetto insieme, quando io sarò laureata e lui diplomato.
Quindi credi che il vostro legame continui a maturare nonostante la distanza?
Certamente mantenere i rapporti con persone distanti non è per niente facile, ma se ci si tiene davvero si fa l’impossibile pur di riuscirci. I miei fratelli americani erano molto piccoli quando sono stata ospitata, e crescendo il nostro rapporto è maturato insieme all’età. Prima facevamo discorsi più semplici, mentre adesso c’è una maggiore profondità nelle conversazioni. Inoltre, quando si vive insieme può capitare di litigare per delle stupidaggini, mentre adesso non capita più. Ma in fondo è normale che si litighi in ogni famiglia, ricordo ancora che la mia host mom mi diceva: “Io ti considero parte della mia famiglia proprio perché litighi con i miei figli!”
Cosa consiglieresti a uno studente exchange che vuole instaurare un rapporto bello come il tuo con la propria famiglia ospitante?
Di sicuro di non lasciarsi prendere dalla nostalgia della famiglia italiana. Quando si è tristi e nostalgici, invece di rinchiudersi in camera meglio andare a parlare o giocare con la famiglia ospitante. Più tempo passi con loro e più bello il rapporto diventa. Gli intoppi possono sempre capitare, ma parlandone si possono risolvere quasi sempre. Avere una seconda famiglia è qualcosa di unico e irripetibile, quindi meglio non sprecare questa occasione durante il tuo anno all’estero in una scuola superiore americana!