Un ragazzo sempre entusiasta, un nuotatore nazionale abituato alle sfide, un giovane curioso di scoprire il mondo e di superare i suoi limiti: Simone ci racconta la sua storia da exchange student in Australia, dove si è allenato per la vittoria ai Mondiali di nuoto paralimpico.
Ciao Simone! Cosa puoi dirci di te?
Ciao a tutti! Sono Simone Barlaam, studente di quinta liceo e nuotatore della F.I.N.P. (Federazione Italiana Nuoto Paralimpico): sono due volte campione del mondo e quattro volte campione europeo! Con WEP ho frequentato un anno all’estero in Australia, in un paese di trentamila abitanti col nome di Castle Hill.
Come è nata la tua passione per il nuoto?
Sin da piccolo era l’unico sport che potessi praticare data la mia disabilità, una dismetria degli arti inferiori. Esercitando una pressione sul femore, come lo stesso peso del mio corpo, rischio di frantumare la gamba. Con il nuoto non avrei rischiato traumi del genere e questo mi ha aiutato a sentirmi libero: in acqua non ci sono protesi, solo tu e il tuo corpo.
Quando hai capito che il nuoto sarebbe diventato qualcosa di più che una semplice passione?
Nel 2015, quando ho scoperto la F.I.N.P. e conosciuto Massimiliano Tosin, che sarebbe diventato il mio attuale coach. È lui che ha visto del potenziale in me e, dopo un po’ di nuotate con la squadra fatte per solo per divertirmi, ho capito che il nuoto sarebbe diventato qualcosa di più di un hobby.
Per il tuo anno all’estero, perché hai scelto proprio l’Australia?
Sin da piccolo, ho sempre avuto il desiderio di fare un anno all’estero in un paese dove la prima lingua fosse l’inglese. Arrivato il momento di scegliere la destinazione, il mio allenatore ha avuto un ruolo importante: oltre ad amare molto l’Australia, consigliandomela di conseguenza, conosceva l’allenatore della squadra di nuoto di Castle Hill. Dato che ero già stato selezionato per i Mondiali di nuoto paralimpico e avevo necessità di continuare ad allenarmi, mi è sembrato subito il posto adatto a me. Inoltre, WEP è stata di grandissimo aiuto perché è riuscita a trovare una casa vicinissima alla piscina e alla scuola. Un aspetto non scontato, date le grandi distanze australiane, e non potendo guidare e camminare per lunghe distanze, la posizione della casa è veramente importante.
A un anno dalla tua vittoria ai Mondiali di nuoto paralimpico, come riguardi alla tua esperienza?
Ponendosi continuamente nuovi obiettivi, come i prossimi europei a Dublino e i mondiali in Malesia, c’è poco tempo per godersi le vittorie, ma credo che la vittoria ai Mondiali in Messico sia stata un ottimo esordio.
Per quanto riguarda l’anno all’estero invece, non posso che guardarlo con un po’ di nostalgia. Alla Orientation WEP, dove ci hanno dato tutte le informazioni necessarie prima di partire, ricordo che ci hanno illustrato la famosa curva di adattamento. In un primo momento mi sembrava strano che ci potesse essere un periodo difficile subito dopo quello iniziale, ma devo riconoscere che le prime settimane a Castle Hill sono state una sfida, dovendo inserirmi in una nuova scuola dove non conoscevo nessuno. Ma una volta abituatomi mi sono trovato benissimo, tanto da avere amicizie forti al pari di quelle italiane. E dato che i prossimi Mondiali di nuoto paralimpico si terranno in Malesia, non troppo distanti dall’Australia, mi piacerebbe molto tornare per fare visita a loro e alla mia host family!
Quali sono, secondo te, le differenze più evidenti tra la scuola italiana e quella in Australia?
La prima su tutte è la libertà che uno studente ha nello scegliere e nel gestire le sue materie. Se una materia che hai scelto si rivela troppo difficile o non ti piace, puoi abbandonare il corso e rimpiazzarlo con un altro. Le ore trascorse a scuola sono un’altra differenza, in Australia vanno dalle 8:50 fino alle 15:10 (con due abbondanti pause, di cui una per il pranzo). Inoltre si fanno più uscite didattiche. Poi il metodo d’insegnamento della scuola in Australia è più divertente e inclusivo, con più laboratori e attività, anche se penso che il metodo scolastico italiano, per alcuni aspetti, ti prepari meglio in alcune materie. Una cosa che il primo giorno mi ha scioccato è il fatto che nei test di fisica e matematica si usa il formulario, non bisogna imparare le formule a memoria. E in Australia non si va a scuola il sabato!
Sappiamo che il sistema scolastico australiano incentiva allo sport e all’attività fisica agonistica. Che cosa potrebbe imparare la scuola italiana a tal proposito?
Difficile a dirsi. In Australia, se sei un ragazzo che pratica sport ad alto livello ti mettono su un piedistallo, ti danno una felpa della scuola con la tua disciplina e se vinci una gara fanno annunci ufficiali su di te durante le assemblee. Non che non la scuola italiana non lo faccia, ma potrebbe migliorare su molte cose. Poi le strutture in generale (in ambito scolastico e non) sono di un altro livello: è tutto più nuovo e grande.
Tornando alla tua carriera, durante le gare ad Eindhoven hai sfiorato il Record del Mondo di nuoto e siglato il nuovo Record Europeo. Come ci si sente ad essere tra gli atleti più forti del mondo già da così giovane?
Beh, agli europei di Dublino il Record del Mondo l’ho finalmente battuto! Mi piace dire che ho appena iniziato: non mi piace darmi limiti e per ogni obiettivo raggiunto, me ne pongo già altri dieci. Sicuramente raggiungere questi traguardi è una grande soddisfazione, che ripaga gli sforzi fatti, ma anche la sola sensazione di migliorarsi è tra le più belle al mondo. Alcuni dei miei ricordi più belli non sono legati a record battuti o medaglie vinte, ma a gare meno importanti dove mi sono comunque stupito della mia prestazione.
E parlando di vittorie, senti che in qualche modo la tua esperienza exchange possa aver influito su queste?
Assolutamente, anche se direi che più che sulle vittorie stesse ha influito sulla mia persona. Mi ha fatto crescere, diventare un po’ più adulto e responsabile, mi ha aperto la mente e adesso mi è più facile accettare cose nuove. Questa crescita personale è andata di pari passo con la mia crescita come atleta. In Australia è avvenuto il mio salto di qualità: sono partito in un modo e tornato come una persona, e atleta, diversa.
In conclusione, cosa possiamo aspettarci dal tuo futuro di atleta e viaggiatore?
Il bello è che le due cose sono molto legate: essendo un atleta, ho anche la fortuna di girare di nazione in nazione. Grazie all’anno all’estero e alla mia carriera nel nuoto paralimpico sono ormai diventato un cittadino del mondo, e in futuro mi piacerebbe frequentare l’Università all’estero. Nel nuoto, invece, prevedo tante vasche e tanta fatica per migliorare ancora: potendo sognare, si può dire che mi piacerebbe fare un viaggetto in Giappone nel 2020…