Sono Ester Basso, consulente esperta nei processi di orientamento e career guidance per WEP. Nella mia quotidianità aiuto i nostri ragazzi a far chiarezza sul loro futuro accademico e professionale. Per farlo cerco di fornire loro gli strumenti per conoscersi meglio, valorizzare i propri talenti e scoprire passioni che non sanno di avere.
Dal mio percorso di orientamento scolastico e professionale ai plus che si acquisiscono studiando in un altro Paese. In questo articolo ti racconto i motivi per cui l’anno all’estero è la scelta vincente per orientarsi nel mondo del lavoro.
Orientamento scolastico: la mia esperienza personale
Il mio test di orientamento
Ricordo perfettamente il test sull’orientamento della terza media. Ero anticipataria, avevo 12 anni e in classe con me c’era anche mia sorella, di un anno più grande. Per nostra fortuna siamo sempre state diverse e molto legate: lei aveva un’attitudine naturale per la matematica, io preferivo le materie umanistiche.
Alla restituzione del test, l’esito che mi comunicarono mi confuse e per certi versi mi demoralizzò. Mia sorella aveva un’intelligenza logica: benissimo quindi l’iscrizione a un liceo scientifico. Io invece avevo un’intelligenza sociale. Intelligenza sociale? Che cos’era? Non ne avevo mai sentito parlare e non mi sembrava qualcosa di cui vantarmi.
Il mio dis-orientamento
Eravamo agli inizi degli anni ’90 e in quel periodo fare orientamento alle medie significava farsi dire da un esperto a quale scuola superiore iscriversi. Erano anche tempi in cui, diversamente da oggi, non si parlava in alcun modo di competenze trasversali: essere intelligenti significava avere buoni voti in tutte le materie; di certo non voleva dire essere flessibili, resilienti, empatici o avere una spiccata intelligenza emotiva.
Per questo, sentirmi dire che ero “socialmente intelligente” equivaleva a dire: “Ci dispiace ma, dal punto di vista del quoziente intellettivo, non sei un granché”. In quel momento della mia vita non avevo ancora capito perché l’orientamento scolastico in terza media fosse così importante per un ragazzo. Anzi, per me era stata un’esperienza di dis-orientamento.
La scelta della scuola superiore e l’università
Decisi quindi di iscrivermi a un liceo linguistico semplicemente perché la materia che preferivo era l’inglese. Al momento della scelta dell’università, ero incerta tra la laurea triennale per diventare assistente sociale – ed ecco qui che il mio tipo di intelligenza iniziava a sgomitare per emergere – e quella in scienze della comunicazione.
Optai per la seconda, ma raggiunta la laurea di primo livello capii di non aver fatto la cosa giusta. Nell’incertezza generale frequentai un corso della Regione in Marketing del Turismo Territoriale per poi iscrivermi nuovamente all’università e prendere una seconda laurea in Scienze del Turismo.
La vita professionale
Oggi lavoro nel dipartimento marketing e comunicazione di un’organizzazione che si occupa di scambi scolastici e culturali con l’estero: un match miracoloso che accorpa i miei studi. Dico miracoloso perché da ragazza non sapevo chiaramente quale strada volessi davvero intraprendere. Non pensavo che l’intelligenza sociale di cui mi avevano parlato potesse essere un punto di partenza per il mio futuro.
Forse, se qualcuno mi avesse spiegato che cosa significava avrei fatto scelte diverse; forse, se qualcuno avesse elencato quelli che potevano essere i miei talenti (soft skills non era una parola presente all’interno delle scuole) avrei preso altre strade; forse, se mi avessero davvero aiutata ad orientarmi nella confusione adolescenziale oggi sarei un’altra persona. Forse, chissà.
Orientamento scolastico: cos’è e cosa è cambiato negli anni?
Oggi l’orientamento alle scuole medie – come alle superiori – non ha niente a che fare con ciò che è stata la mia esperienza, o almeno non dovrebbe essere solo questo. I test attitudinali stanno lasciando la strada a incontri individuali o di gruppo, veri e propri percorsi mirati a fare un bilancio delle competenze di ogni singolo studente.
Non più con una persona che suggerisce a quale scuola iscriversi o quale tipo di lavoro cercare, oggi l’orientamento si fa con l’orientatore.
Si tratta di quella figura che aiuta ad approfondire la conoscenza di se stessi, a riconoscere le proprie passioni, le attitudini e a riflettere sulle proprie competenze, che sono principalmente di due tipi:
Competenze tecniche: quelle che si apprendono e che sono necessarie per svolgere la professione
Competenze trasversali: quelle che si sviluppano e che aiutano ed essere dei buoni professionisti, oltre che a vivere meglio
Tutto questo l’ho messo a fuoco mentre seguivo il corso per diventare consulente esperto nei processi di orientamento e career guidance. Si tratta di una figura di riferimento per i ragazzi che vogliono scegliere consapevolmente quali strade imboccare durante il percorso scolastico e quale direzione dare alla loro vita.
Perché ho deciso di seguire questo corso? Per due motivi.
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Il primo è aiutare studenti e famiglie, nell’ambito del mio lavoro, a capire qual è l’esperienza all’estero più appropriata per loro: un intero anno scolastico o un programma più breve? Un corso di lingua o un soggiorno culturale in famiglia? Uno stage o il volontariato?
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Il secondo motivo è più legato alle conclusioni a cui sono arrivata dopo i primi 15 anni di lavoro nell’ambito dei progetti di scambio. In WEP ho osservato e realizzato quanto un’esperienza di studi all’estero sia, di fatto, il “miglior consulente per l’orientamento” che oggi un giovane può avere.
Orientamento scolastico e professionale durante l’anno all’estero: alcune testimonianze
Vorrei spiegare meglio cosa intendo quando affermo che un anno all’estero è una grande opportunità di orientamento scolastico e professionale riportando l’esperienza diretta di alcuni ragazzi che ho incontrato.
Durante l’anno all’estero gli studenti italiani hanno l’occasione – unica nella vita – di confrontarsi con sistemi scolastici che permettono di creare un curriculum di studi personalizzato. Scegliendo le materie che più li incuriosiscono, nel modello anglosassone e in molti Stati europei, fanno così esperienze diverse utili a scoprire quali strade imboccare in futuro.
Al loro rientro, tanti giovani ci raccontano con entusiasmo di aver sperimentato materie molto distanti dal loro percorso italiano, proprio per provare a capire se intraprendere studi universitari in quelle discipline.
Durante la quarta superiore all’estero ad esempio, Matteo, iscritto a un liceo scientifico, ha optato per un corso di anatomia per confermare a se stesso di voler diventare medico. Letizia, iscritta a un liceo europeo, ha seguito costruzioni ed economia domestica, dove ha imparato a costruire un capanno, cambiare le maniglie alle porte e le ruote alle macchine. Allo stesso tempo ha capito che avrebbe voluto studiare giurisprudenza internazionale in inglese.
Eleonora ha scelto le materie di fotografia e textile design e ha scoperto che il mondo della grafica la stava aspettando. Stefano, per puro caso è entrato a far parte del gruppo di teatro. Qui ha capito che era in grado di parlare in pubblico e mantenere l’attenzione di una platea, competenze che ha affinato inserendo nel suo piano di studio la materia public speaking e svolgendo attività di debate. In quel momento ha focalizzato che aveva tutti gli strumenti per diventare un buon team leader.
Filippo ha trascorso un anno in the middle of nowhere in America (Leggi l’articolo “Curiosità sugli Stati Uniti“) dove si è trovato ad affrontare una natura del tutto diversa dalla nostra. Certo lui era scout e l’attitudine ad adattarsi forse l’aveva già, ma oggi studia Scienze Naturali: “La scelta migliore che potessi fare!”. Fabio ha studiato in Cina ed è diventato un atleta di ginnastica acrobatica. Nessuno dei suoi amici o familiari se lo sarebbe aspettato e a lui stesso sembrava impossibile. Non sapeva di avere doti da ginnasta e non aveva mai avuto la possibilità di provare questa disciplina. Adesso fa l’ingegnere e continua ad allenarsi in acrobatica.
Infine Giulia ci ha raccontato che durante un tragitto in macchina con il papà ospitante ha preso piena consapevolezza del suo desiderio di diventare pilota. È stato proprio il suo host dad a convincerla di potercela fare.
Orientamento scolastico: perché studiare all’estero
Sono convinta che l’anno all’estero sia un’esperienza che più di altre riesce a fornire ai ragazzi un bagaglio esperienziale utile per affrontare in modo sereno e consapevole il mondo accademico e professionale.
Durante un programma di studio in un altro Paese non tutto viene pianificato, non sempre si trova ciò che ci si aspettava, a dire il vero quasi mai. A volte si sceglie di praticare lo sport nell’unica squadra che ha ancora posti liberi e si fanno incontri che cambiano la vita. Insomma, si è catapultati in un vero e proprio periodo di orientamento scolastico sul campo dove, trovandosi “soli”, ci si focalizza su se stessi:
- si mettono a fuoco i propri talenti
- si chiariscono le attitudini
- si impara a conoscersi meglio
- si sceglie a quale università iscriversi o quale lavoro si vuole fare
Oppure semplicemente ci si trova di fronte a situazioni e scenari inimmaginabili e si ha la possibilità di ascoltarsi di più, senza essere condizionati dai consigli o dall’opinione che gli altri hanno di noi.
Per tutti questi motivi e molti altri che troverai in questo articolo, vivere sulla propria pelle l’esperienza di un programma scolastico all’estero serve ben più di un breve corso di orientamento scolastico e professionale. Certo non ci sono lezioni pianificate che ti svelano il nome dell’università a cui iscriverti o il lavoro da cercare, ma tale esperienza instilla interrogativi e disvela le sfide più adatte a ognuno. Nessuna risposta certa, ma tante domande che aprono a mondi altrimenti inesplorati.